Fantascienza & Fantasy

Una baby gang londinese aggredisce, nella notte di un'anonima periferia, una giovane infermiera per derubarla. Improvvisamente dal cielo cominciano a cadere dei bolidi infuocati. E' l'inizio di un'invasione aliena e di una fuga che dura tutta la notte.
L'argomento non è originalissimo, com'è evidente, però lo sono i protagonisti e l'ambientazione. Il film ha ritmo ed una discreta carrellata di personaggi di contorno che lo rendono godibile. Il regista (Joe Cornish) è riuscito nella difficile opera di rendere la storia credibile, con una sagace miscela di tensione, cazzeggio (si tratta pur sempre di adolescenti annoiati) e "realtà" (molto bella la scena di quando il piccolo boss locale offre a Moses, il capo della baby gang, un posto da spacciatore nella sua organizzazione e come reagiscono i suoi amici quando lo capiscono, il disagio giovanile nelle grandi periferie urbane è spiegato molto meglio da questo film che da certi sociologi).
Non si tratta di un capolavoro che resterà scolpito nella memoria dell'Arte Cinematografica, ma indiscutibilmente è godibile.
Voto 6,5
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Sarebbe bello poter commentare un romanzo di fantascienza, ma quest'opera di Simmons non è un romanzo di fantascienza. Per la precisione non è neppure un romanzo.
In realtà, all'interno di un contesto fantascientifico, Simmons è interessato solo a veicolare un inquietante e personalissione messaggio politico, ripetuto più volte fino all'estenuazione, ovvero che (nel giro di una dozzina d'anni da oggi): la riforma sanitaria di Obama avrà fatto collassare le finanze americane e distrutto gli USA, per gli stessi motivi saranno devastati anche Europa e Canada, i quali oltretutto faranno parte del Califfato Globale (per la nota volontà di dialogo, unita al crollo delle nascite ed all'insostenibile peso del welfare), e che gli arabi sono dei pazzi con la schiuma di rabbia alla bocca (testuali parole). Il romanzo si conclude col protagonista finalmente arrivato nell'ameno Texas, unico stato dove ancora vigono i valori tradizionali e dal quale ripartirà la riconquista del mondo civile, che felicemente si indebita fino al midollo per pagare le cure mediche del suocero.
A Dan Simmons, felicissimo scrittore di due magnifici cicli (I canti di Hyperion e Ilium), deve essere successo qualche fatto personale particolarmente infelice.
Il protagonista del romanzo (se così vogliamo chiamarlo) è l'ennesimo sbirro finito in rovina, drogato di flashback (droga centrale nel libro) dopo la morte della moglie. Verrà ingaggiato da un potentissimo giapponese (il Giappone è l'unica superpotenza che contrasta il Califfato) per scoprire chi è il colpevole dell'omicidio del figlio, successo sei anni prima quando il poliziotto era ancora tale e non un povero tossico. Le più di 400 pagine servono più che altro per descrivere un futuro apocalittico (la rovina di Israele, lo sterminio degli ebrei, le guerre civili americane ecc. ecc.). L'indagine in realtà è una bufala e così il romanzo stesso. Quando il mistero si chiarisce si capisce soprattutto quanto sconclusionata e scombiccherata sia questo romanzo. Perchè idee e tesi, magari non codivisibili, sono l'essenza stessa di un'opera letteraria, a Simmons non imputo certo la colpa di averlo fatto. E' il modo, ovvero averle così prepotentemente fatte avanti, tanto da aver dimenticato il resto. Che è malfatto, arrangiato, contraddittorio, talvolta banale e ridicolo.
Proveniendo da uno scrittore capace di ben altro si può dare solo questo:
Voto 2
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