Con questo romanzo Chabon ha vinto il Premio Hugo nel 2008, eppure è difficile collocare l'opera nel "fantastico". Formalmente si tratta di un'ucronia, ovvero di un romanzo appartenente al filone "cosa sarebbe successo se...". In questo caso l'autore immagina che agli inizi degli anni '40 gli Stati Uniti abbiano concesso agli ebrei, perseguitati in Europa, di insediarsi "temporaneamente" in un distretto dell'Alaska (Sitka), nel quale si sono poi trasferiti anche i profughi di Israele, distrutto nel 1948. Nel romanzo vi sono altri brevi accenni ad altre ucronie (una guerra a Cuba, la Russia ecc.), ma non hanno rilievi per la storia.
Che è quella di una comunità isolata in tutti i sensi, nel lontano e freddo nord, circondata da popolazioni indiane che mal tollerano gli ebrei, in situazione quantomai precaria poichè nel giro di due mesi lo status di distretto speciale verrà meno, e con la prevista Restituzione l'enclave yiddish sparirà.
Quest'allegoria è la sostanza del romanzo.
Un giallo molto noir, il cui protagonista è un poliziotto (Meyer) alla deriva, separato dalla moglie ed incline all'alcol che abita in un malandato e malfamato albergo. Tra i fumi dell'alcol viene chiamato dal portiere perchè un altro ospite è stato trovato con un buco in testa. Un'esecuzione. Meyer si addentrerà nei meandri crepuscolari di una città in disfacimento alla ricerca dell'assassino, circondato da misteri e soprattutto dalla resistenza di quasi tutti alla sua indagine.
Chabon è abilissimo ad usare le parole, il romanzo è magnificamente ambientato e i personaggi per niente stereotipati (anche se indubbiamente ha corso tale rischio).
Non è un'opera di fantascienza, è semmai una contaminazione di generi che l'autore ha utilizzato per veicolare altri messaggi. I fratelli Cohen sono intenzionati a trarne un film.
Ne vedremo delle belle.
Voto 8
Categories:
Fantascienza,
Libri