Fantascienza & Fantasy

Il "fenomeno" editoriale del momento, un successo cresciuto dal web giacchè Howey ha pubblicato la prima stesura sotto forma di racconti direttamente on line, poi il favore incontrato ha spinto le case editrici ad interessarsi alla prima opera di questo autore americano.
Con qualche ritocco si è giunti a questa pubblicazione, la prima di un ciclo di tre.
L'impianto è quello del classico disastro apocalittico che ha colpito il pianeta Terra, purtroppo per colpa "nostra" (sul punto già dal primo romanzo si lasciano intendere ulteriori sviluppi), così l'umanità superstite si è rifugiata in sili sotterranei nei quali la vita è rigidamente controllata, la società è stratificata in classi, anche "geograficamente".
Ovvimanete gli elementi di "disturbo", come la protagonista, non vanno incontro ad un destino facile.
Come si vede non c'è una grande originalità, ma la storia è ben costruita, con un crescendo di rivelazioni (perchè i Pulitori, coloro che sono stati condanati a morire all'esterno per crimini ridicoli, una volta espulsi non si rifiutano di pulire le videocamere, ed anzi sembrano lieti di essere fuori?) la cui sequenza è veramente ben costruita.
Insomma: pur in un impianto non molto originale, la storia è invece ben elaborata. Il piccolo e claustrofobico mondo nel quale si svolge l'azione piano piano si "allarga", così come cresce la consapevolezza dei personaggi. Se Juliette, la vera protagonista, è indiscutibilmente una figura positiva, senza ombre, degli altri personaggi in primo piano non si può dire lo stesso: sono tracciati in chiaroscuro, persino il "cattivo" di turno è indiscutibilmente malvagio, ma in lui c'è la consapevolezza di agire per un bene superiore, che va ben oltre le difficoltà contingenti. Anzi: proprio per superarle.
Tutto sommato un buon romanzo di fantascienza "apocalittica".
Ridley Scott ha già acquistato i diritti per trarne un film.
Voto: 7,5
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Nel 2007 la gloriosa Nord (quando ancora si occupava veramente di fantascienza e fantasy) pubblicò questo libro, il primo di un ciclo detto dei "Bastardi gentiluomini", di un autore esordiente, lo sconosciuto Scott Lynch. La serie completa nel progetto avrebbe dovuto annoverare complessivamente sette volumi. Il secondo è stato pubblicato in Italia come "I pirati dell'oceano rosso", nel 2008, poi più nulla. Ritenevo che fosse dovuto alla terribile trasformazione della casa editrice Nord (da caposaldo del genere F&SF a... fate voi), invece solo in questi giorni è prevista l'uscita -americana- del terzo romanzo ("The republic of thieves"). Torna la speranza di poter gustare le mirabilanti imprese di Locke Lamora e dei suoi ribaldi compari.
Locke Lamora è un abilissimo e simpatico furfante, ladro e truffatore professionista che -in ossequio ai dettami di Robin Hood- è dedito sì alla malversazione, ma solo nei confronti di chi in fondo se lo merita.
Prendete una spruzzatina di Fritz Leiber, aggiungete due parti di Jack Vance, un tocco di Assassin's Creed ed otterrete un'opera gustosa, piena d'azione, con personaggi forse appena stereotipati, ma veramente divertenti.
La fortuna di questo ciclo è anche che le opere, almeno quelle pubblicate, hanno solo dei riferimenti, com'è ovvio che sia avendo gli stessi protagonisti, ma non sono "collegate". Ognuna è una storia a se, niente a che vedere con quegli esasperanti cicli, ad esempio "La ruota del tempo", che non sai mai come andrà a finire finchè non sei arrivato alla pagina -complessiva- n.15.378!
Insomma: coloro cui piace il fantasy, quello vero, setaccino la rete per reperire una delle ultime copie ancora disponibili di Scott Lynch.

P.S.
Se avrete la sensazione, leggendo questo primo romanzo, di essere in vacanza nella Venezia rinascimentale, sappiate che non avete le traveggole.
Voto: 8,5
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Prendete la graziosa cittadina di Stars Hollow (della serie "Una mamma per amica"), incapsulatela sotto una cupola di misteriosa energia, poi lasciate capire ai telespettatori che l'amena località è abitata da un'umanità non dissimile da quella di Twin Peaks, aggiungete una spuzzatina di Lost (immancabile in una serie inizia XXI° secolo) ed otterrete questa serie.
Tutti hanno segreti. Di tanto in tanto qualcuno "sbrocca" di brutto (sequesti, omicidi ecc.), altri hanno misteriose convulsioni, epidemie... succede sempre qualcosa a questi poveri campagnoli rinchisu sotto il "dome", di cui almeno questa volta non sono colpevoli i "militari" (negli Usa, almeno per Hollywood, quando succede qualcosa di strano è sempre colpa dei servizi segreti o di una delle tanti armi, pubbliche o private).
La serie è girata benissimo (c'è Spielberg tra i produttori, oltre a King, dalla cui opera è tratta) ed è sufficientemente godibile, anche se in realtà sembra mancare di mordente.
La prima serie è di tredici puntate, in cantiere sembra esserci la seconda (purtroppo siamo abituati a serie interrotte sul più bello, improvvisamente).
Personalmente (ho visto solo le prime puntate) non mi coinvolge più di tanto, ma forse è come un diesel. Magari poi "decolla".
Voto: 6,5

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Joe Abercrombie  è una delle poche, felici nuove firme in un periodo che vede la pubblicazione quasi esclusiva di storie di vampirelle, elfi, draghi, principesse, nani, unicorni... insomma: un fantasy non solo più riciclato di un piatto di polpette della mensa universitaria, ma generalmente scritto con i piedi per lettori affetti da analfabetismo.
I personaggi di Abercrombie sono netti, credibili, pieni di difetti, creati in chiaroscuro, com'è giusto che sia, perchè nessuno di noi è buono, perfetto, privo di difetti.
Due personaggi spiccano tra gli altri, quali protagonisti. Glotka, già campione del Re reso storpio, dal nemico, tanto da essere disgustoso, riciclatosi come inquisitore e torturatore spietato, ed anche servile. Ma capace di slanci di generosità ed in possesso di un rigore etico che lo porta, laddove possibile, a comportarsi da "buono". L'altro è Logen Novedita, sterminatore del Nord sulla cui anima pesano più morti, innocenti o meno, di un'epidemia. Eppure anche lui rigorosamente cerca di restare nel "giusto", consapevole che fin troppe volte nel passato è stato impossibile. Ed altrettante lo sarà anche nel futuro.
Questo romanzo è il secondo del ciclo "The first law" (il primo è "Il richiamo delle spade"), sinceramente una delle migliori cose scritte negli ultimi lustri. Per certi versi è addirittura superiore a G.R.R. Martin, del quale non ha certamente la vastità, l'impianto monumentale, la complessità di personaggi ed intrecci. Le storie di Abercrombie a confronto sono quasi claustrofobiche, si incentrano in pochi personaggi essenziali, trame più semplici e definite, ma rispetto a Martin hanno una concretezza, una "fisicità" che raramente, anzi sicuramente mai si incontra in un'opera fantasy.
Abercrombie è un autore i cui romanzi "devono" avere un posto di primo piano negli scaffali della libreria di ogni appassionato. 
Oppure si possono leggere Troisi, Brooks... Meyer...
Voto: 9
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Ancora Zombies! Ebbene si: ancora zombies.
Novità: c'è almeno un attore famoso (Brad Pitt), e sa anche recitare. C'è un attore italiano (Pierfrancesco Favino) che fa, appunto, una parte da italiano. Non c'è esposizione di coratelle, frattaglie e budella varie.
Non ho letto il romanzo da cui il film è tratto, pare che sia di buon livello nonostante il tempo un po' sfruttato.
Il libro, ed il film, vorrebbe avere più piani di lettura. Nello specifico Madre Natura, Gea (Manitù o ciò che preferite) si ribella alla razza umana che sta distruggendo l'ecosistema, così si diffonde la pandemia che trasforma gli esseri umani in zombies. Diciamo, quindi, un film ecologista.
Secondo me questo film non porta niente in più rispetto a quanto già visto in cento e cento altri film. Però è ben girato, Brad Pitt gira l'intero pianeta alla ricerca della soluzione (a proposito: il giovane genio che lancia lo spunto muore quasi immediatamente dopo, neanche Madre Natura si fosse voluta vendicare della sua spudoratezza) affrontando mille pericoli, ma uscendone alla fine vittorioso, il tutto con un discreto ritmo ed una buona fotografia.
Un'opera godibile, senza impegno, che si può addirittura guardare con la compagna (di solito le donne non sono felici di vedere sangue, coratelle e budella schizzare a manciate dallo schermo).
Voto: 7--
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La mia recensione giunge troppo tardi per salvare qualcuno, ma quanto sia terribile questo film deve essere detto. Testimoniato ai posteri.
La nuova serie a firma del celebrato J.J, Abrams ripercorre, in peggio ovviamente, gli stessi errori compiuti dalla seconda trilogia di Guerre Stellari.
Sono films fatti per un pubblico di dodicenni americani, quindi con trame improbabili e soprattutto personaggi che non trovano alcun riscontro nella realtà. Anche se si tratta (in teoria) dei personaggi "giovani" di Star Trek, i protagonisti si comportano -appunto- come se fossero viziati dodicenni privi di qualsiasi contatto con la realtà.
Detto questo è imbarazzante qualsiasi ulteriore commento. Gli attori non sono veramente "attori", più che recitare simulano qualcosa che non è vita, ma neppure fumetto (perchè i fumetti possono essere una cosa seria). Abrams più che un regista è un assemblatore di effetti speciali alternati, ma anche no, a colpi di scena che vorrebbero essere d'effetto, ma che alla fine sono pure scontati (far morire Kirk! Ma chi ci poteva credere?).
L'unica figura che suscita simpatia (Kirk è odioso quanto un'operazione chirurgica d'emergenza senza anestetico, Spock è legnoso quanto la foresta pietrificata, Scott è un insulto vero e proprio) è quella del cattivo, anche se Khan giovane sta a Khan vecchio come la verdura sta alla deriva dei continenti.
Ad un certo punto, durante non so più quale epico scontro indimenticabile, ho tirato fuori lo smartphone per giocare a Risiko. Tanto il film era appassionante. Non scherzo.
Se questi sono i risultati delle grandi produzioni di Hollywood, speriamo in Big One e nella faglia di Sant'Andrea che si portino in fondo al mare tutto quanto per ricominciare senza la zavorra di questo orribile (cinematograficamente parlando) presente.
Voto: improbabile, inclassificabile, semplicemente inguardabile.
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Gargoyle in questo momento è la casa editrice di punta, almeno per quanto riguarda l'offerta di nuovi autori di fantasy "adulta".
Le notti di Villjamur è il primo volume di un ciclo di quattro, quindi per coloro che apprezzeranno l'opera c'è spazio per altro godimento. Questo primo romanzo è indiscutibilmente introduttivo, serve più che altro per delineare il contesto ed i principali personaggi.
Nella sua opera Newton evidentemente compie quell'opera di contaminazione tra genery (fantasy e fantascienza) che oggi annovera numerosi autori (Sanderson, Erikson ecc.), ma se la parte "fantascientifica" in fondo è discretamente sviluppata, quella "fantasy" è più tirata via, anzi: addirittura sciatta (usare elementi appartenenti a differenti culture, come le banshees ed i garuda, è decisamente stridente).
Dopo Elric di Menibonè abbiamo un nuovo protagonista albino, addirittura apertamente (per il lettore) omosessuale. In questo caso la costruzione di un personaggio che avesse carattere e spessore viene effettuata con artifici, invece di usare abilità di scrittura. Più che i protagonisti principali, sono alcune figure che stanno un passo indietro ad essere più "vere" ed interessanti, come l'ispettore Rumex o la prostituta Tuya.
Il centro dell'azione è la città di Villjamur, ed il palazzo imperiale di Balmacara dal quale l'imperatore governa l'Arcipelago Boreale, mentre incombe l'arrivo del lungo Inverno. Pericoli di ogni genere, minacce interne ed esterne, incombono sui protagonisti. In alcuni punti non si capisce se l'autore soffra di inesperienza o di irrazionalità, oppure se abbia scritto certe scene e poi -innamoratosi di loro- non abbia avuto sufficiente razionalità per riscriverle o eliminarle.
Tutto sommato, pur tenendo presente i limiti, si può accordare a Newton sufficiente fiducia per proseguire la lettura, sperando che il secondo volume sia migliore.
Voto: 6
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C'è un inquietante disallineamento tra mezzi (economici, tecnici ecc.) ed originalità. Oblivion è fondamentalmente questo.
La storia: lui, lei, l'altra. I buoni, i cattivi. Combattimenti, inseguimenti, colpo di scena finale (ampiamente previsto nei primi dieci minuti, al più), i cattivi sono battuti ed i buoni vincono. Qualche rimescolamento delle posizioni è il massimo che il regista (Kosinski, di lui possiamo sforzarci di dimenticare Tron Legacy), nonchè soggettista e sceneggiatore, riesce ad escogitare.
Abbiamo un Tom Cruise a metà strada tra Jack Reacher (in Oblivion Jack Harper, neppure la fatica di cambiare nome) e Vanilla Sky, con un aspetto ringiovanito che non aveva neppure ai tempi di Rain Man (dov'è finito quell'attore? il tipico caso in cui i cachet generosi seppelliscono la capacità di recitare), un gigionesco Morgan Freeman (ma gira film per necessità economiche o per compulsione maniacale?) e la nuova prezzemolina post hollywoodiana Olga Kurylenko.
Eppure il film nella sua prima parte ha qualcosa di potente, solletica in modo vigoroso l'immaginazione. La visione della Terra del futuro, sconvolta dopo la guerra con gli Scavengers offre spunti interessanti, e le riprese sono state girate in luoghi assolutamente perfetti.
Poi, appunto, si scade nel banale più assoluto. La soluzione finale si è vista in così tanti film (a cominciare da Star Trek, che gode del diritto di progenitura) che la voglia di urlare è praticamente intrattenibile.
Con tutti i soldi a disposizione non potevano trovare niente di meglio?
Il film si può guardare, certe immagini sono veramente magnifiche (come un documentario?), ma tutto ciò che riguarda la recitazione e la storia sono assolutamente riprovevoli, soprattutto a mente fredda.
Voto: 6--- (oppure 1)
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