Fantascienza & Fantasy

Non sono pochi i delusi, il confronto con Alien (oppure, per restare in tema fantascientifico, il vero capolavoro di Scott, Blade runner) è a sfavore del recente Prometheus.
Eppure...
Da anni Ridley Scott produce film tutt'altro che indimenticabili, anzi: decisamente da dimenticare (Le crociate, Robin Hood ecc.), Prometheus nonostante una serie di difetti da B movie (gli astronauti che si tolgono il casco perchè l'aria sembra respirabile, senza ulteriore analisi, la "sorpresa" del personaggio di Guy Pearce... quello interpretato da Charlize Theron, giusto per accennarne alcuni) sostanzialmente è un buon film di fantascienza.
Molto buona l'ambientazione, ovvero il satellite destinazione dell'astronave Prometheus (peccato oper l'astronave, una specie di assurdo transformer) e l'installazione aliena dove evidentemente verranno ritrovate le note creature. E non solo.
Non c'è molto da raccontare, soprattutto per non rovinare il piacere della visione. Un punto è interessante: la vicenda si svolge nel 2093, mentre Alien nel 2122, un intervallo di trenta anni che lascia presagire almeno un secondo episodio (se non un terzo) che raccordi le avventure della Prometheus con quelle della Nostromo.
Voto: 7
Read More …

Nonostante le più che favorevoli critiche che ho potuto leggere in rete, è mia opinione che il titolo di questo romanzo rispecchi esattamente il suo contenuto.
Zero.
Marketing estremo, brand segreti, prodotti clandestini, informatica ecc. ecc. un coacervo di elementi che servono a sollevare una nube di fuffa per nascondere il vero zero del romanzo: il contenuto.
Persino il climax finale, il momento di scontro cui l'autore ci vuole portare, è francamente banale e fiacco.
Più che un romanzo è il progetto per stendere una sceneggiatura da cui ricavare un film di facile consumo, qualche effetto speciale non troppo impegnativo, il settore costumi affidato a Jean Paul Gaultier e qualche attore belloccio (di richiamo) per interpreate le parti principali.
Non si può immaginare un motivo diverso per quest'opera, l'unica alternativa possibile è l'inaridimento della vena creativa di Gibson. Cosa cui non voglio credere perchè sarebbe una vera perdita.
In definitiva 550 pagine decentemente scritte quanto sprecate. Perchè i personaggi sono in qualche modo "sofferenti" di credibilità (seppur molti sono gà stati visti in precedenti romanzi), la storia arranca malamente di scena in scena, talvolta con veri e propri "salti" di fotogramma, con lo stesso brio ed entusiamo di una relazione politica di una sezione provinciale DC del 1982.
Voto: 4,5
Read More …

Mescolate Rambo e James Bond in parti uguali, sbattete ingiustamente il risultato in questione (nella fattispecie Guy Pearce, che oltretutto in questo film rassomiglia in modo preoccupante a Van Damme) in gattabuia dal quale lo ritirerete fuori (do ut des) per mandarlo a salvare la figlia del presidente degli Stati Uniti.
La quale, oltre  ad essere belloccia non poco, ha pure velleità umanitarie e per questo è andata a visitare la terribile prigione orbitale per verificare le condizione dei poveri prigionieri. Ovviamente una congerie di psicopatici assassini e stupratori che, guarda un po', si ribella e prende il controllo della prigione spaziale proprio quando arriva la principessa. Fortunatamente arriva il nostro cinico, ma amabile ed adorabile, principe azzurro "de noantri" a salvarla, uccidendo circa trecento cattivoni tra una battuta fintocinica ed un'altra. E "scorrettissimo" fuma pure!
Jena Plissken aveva ben altro spessore in "1997 Fuga da New York", ma forse là aveva da salvare solo il presidente, non l'avvenente figlia.
Qualcosa di buono del film?
La parola "fine".
Però è dura arrivarci.
Voto: 3
Read More …

Nel 2004 questo romanzo era nella selezione finale del Nebula (vinto dalla McMaster Bujold con "La messaggera delle anime", opera fantasy non indimenticabile che inopinatamente si aggiudicò anche l'Hugo), ed è stato pubblicato in Italia nel 2005 da Frassinelli, quindi non un editore fantascientifico.
Ed in effetti non si tratta di un'opera di fantascienza, anche se due delle sei fasi nelle quali è ripartito si svolgono nel futuro. In pratica si tratta di sei storie, ad intervalli temporali diversi (dall'800 al futuro, uno abbastanza prossimo ed uno un po' più lontano), ed ovviamente personaggi diversi che però vengono intrecciate con riferimenti incrociati e rinvii. Si parte dal passato per arrivare al futuro e poi si ricomincia, evidenziando un percorso circolare che viene rafforzato anche "geograficamente" (la prima storia si conclude alla isole Hawaii esattamente dove si conclude anche l'ultima, dopo esser passati per Europa, America ed Asia).
In Italia il romanzo è passato (ingiustamente) un po' sotto silenzio, almeno fra buona parte degli appassionati. Mitchell non è uno scrittore di fantascienza e dell'editore si è detto. E, ribadisco, non è propriamente fantascientifico. Non ci sono astronavi, non ci sono  robot e neppure viaggi nel tempo. Si parla dell'umanità, dei suoi vizi e dei suoi pregi (non è strano che il personaggio più "elevato" sia un clone, il cui produttore -ed il "sistema"- voleva disumanizzato e spersonalizzato).
E' un grande romanzo, perchè i suoi personaggi sono così ben delineati che la storia che raccontano ti resta dentro (anche se può sembrare che si tratti di storie banali, già sentite), come se li avessi conosciuti personalmente.
Fra pochi mesi uscirà anche da noi il film che ne hanno tratto i fratelli Wachowsky e Tom Tykwer con un cast stellare (Tom Hanks, Hugh Grant, Susan Sarandon, Halle Berry), probabilmente rilancerà questo romanzo che merita davvero di essere letto. Del film ne parleremo quando lo avremo visto.
Voto: 9
Read More …

Un film dozzinale girato rubacchiando idee (già abbondantemente sfruttate) un po' dov'è capitato.
Usare spunti, "idee", non originali non è poi un difetto assoluto, in fondo si dice che le storie fondamentali da raccontare siano solo sette, e che tutte le altre siano solo variazioni sul tema. Però anche se si assembla un film come fosse una parete di mattoni, arraffando a destra e a mancina, "qualcosa" bene o male è dovuto.
Invece in questo Chernobyl diaries (l'unica originalità è l'ambientazione, Pripyat dove abitavano i dipendenti della centrale, anche se ovviamente non si tratta di quella vera) non c'è proprio niente da ricordare. La storia è quella banale di un gruppo di turisti in cerca di un po' di brivido (il coraggioso, la timorosa, gli innamorati ecc. ecc.) che decidono di fare una gita, con guida locale sul suo scassatissimo furgoncino, dove la saggezza sconsiglia di andare. La tecnica di ripresa è quella di "Blair witch project", che a sua volta è la versione povera della scuola danese Dogma; regista ed attori sono praticamente alle prime armi (non sarebbe un difetto, se avessero le capacità richieste per un film decoroso), e la storia è quella classica del gruppo che un po' alla volta viene decimato dal nemico di turno.
In questo caso si presume orribili mutanti, che non vengono mai disvelati del tutto. Per quanto riguarda il finale non voglio guastarlo a chi comunque  dovesse decidere di vedere il film.
Voto: 3
Read More …

Brutto difetto avere pregiudizi. Ho atteso per mesi il momento giusto (che non veniva mai) per vedere questo film, finchè alla fine non mi sono deciso.
Brutto difetto avere pregiudizi, ancor di più se poi scopri di avere avuto ragione.
La cosa più antipatica di questo film è stata la recitazione (secondo il contratto di lavoro si parla di questo, anche se sarebbe più corretto parlare di altro, tipo "sbuffare e spiaccicare il muso davanti alla camera da presa") di Rihanna cui auguro una lunga e ricca carriera. Musicale. Al cinema no, per favore.
La cosa più sconclusionata di questa scombiccherata storia pseudofantascientifica... è difficile da dire. Non c'era una singola scena che avesse un senso. Il protagonista praticamente nel giro di una notte passa da essere uno spiantato buono a nulla destinato alla galera, ad essere un ufficiale di Marina (va bene le carriere veloci, ma qua siamo all'assurdo) fidanzato con la figlia dell'ammiraglio (la solita bionda, così banale nella sua normalità di bellona bionda da essere insopportabile), ed alla fine eroe (un attimo prima di essere buttato fuori dalla Marina per conclamata incapacità).
Gli attori? Per la massima parte in linea con la recitazione di Rihanna. Persino Liam Neeson (ha debiti di gioco? un mutuo stellare sulla casa? come ha fatto il protagonista di Michael Collins e Schindler's List a finire in questa zuppa?) è rigido come uno scoglio ed espressivo come un peto di scimmia.
Qualcuno ha cercato di "valorizzare" il film attribuendogli autoironia ecc. ecc., in realtà è solo un'enorme furbata girata per estorcere denaro al pubblico cui è rivolto: gli adolescenti, maschi, che trascorrono buona parte del loro tempo davanti ad una consolea sparacchiare agli alieni. E magari ai compagni di scuola.
E l'inserimento della "ciliegina" da richiamo di Rihanna ne è la conferma.
Un pregio? Anche questo film ha una fine. Purtroppo si parla di un sequel.
Voto: 3--
Read More …

Con questo romanzo, di completa "ortodossia" gaimaniana, l'autore ha vinto il Premio Hugo nel 2009. Ad onore del vero si è trattato di un anno non particolarmente ricco, una competizione di livello inferiore rispetto al corrispettivo Nebula, in ogni caso il romanzo di Gaiman è sicuramente qualche gradino superiore rispetto alla maggior parte di ciò che oggi è possibile trovare sugli scaffali di una libreria.
Purtroppo.
La storia, goticissima seppur con lo stile leggero di una fiaba "nera", è quella di un infante che per mera combinazione riesce a sfuggire al massacro della sua famiglia e capita all'interno di un antico cimitero, quasi abbandonato, che sorge vicino alla casa della sua famiglia.
Qua il piccolo è trovato da una strana comunità di fantasmi dei secoli passati che lo nascondono da un assassino deciso a portare a termine l'incarico. Una coppia lo adotta ed uno strano figuro, un "ospite" particolare del cimitero, ne diventa tutore e protettore.
Dietro lo sterminio c'è ben altro, e si scoprirà nel corso della storia. Il trovatello cresce, come può crescere un bimbo abbandonato in un cimitero, circondato da fantasmi bizzarri ma amorevoli ed assidui, dal quale non può uscire pena terribili conseguenze.
Rispetto ad "American gods", il suo precedente Premio Hugo, questo è indiscutibilmente di livello più basso. Sembra un romanzo scritto appositamente per farne un film, magari di Tim Burton, ed in effetti la Disney ne ha acquistato i diritti. Resta il fatto che sui tratta di un'opera di discreto livello.
Voto: 7,5
Read More …

Ovvero un fantasy scritto rincicciando "ex novo" un'ambientazione in stile vecchia Cina. Il Catai così diventa Kitai, i Mongoli qua sono i Bogu e vivono oltre le Lunghe Mura, Pechino è chiamata Xinan, ma per il resto c'è tutto il Celeste Impero, imperatore e corte compresa.
Il protagonista è il figlio di un valoroso generale che ha deciso, alla sua morte, di onorarlo compiendo un'impresa il cui onore lo porrà al centro dell'attenzione di due imperi. Ed ovviamente al centro delle trame che si intrecciato nell'ombra della corte imperiale.
Non è facile comentare un'opera come questa, perchè indiscutibilmente è scritta bene, alla lettura è assai scorrevole ed i personaggi, che indiscutibilmente soffronto una certa stereotipizzazione da occidentale che crede di aver capito l'oriente, hanno una loro "vita".
Il punto, fondamentalmente, è l'ambientazione cinesizzante, non si tratta di un romanzo storico (avrebbe avuto una sua definita dimensione), e neppure di un vero fantasy. Certo, non è una regola ferrea quella del fantasy, ovvero l'ambientazione "occidental-medievale" (che poi comunque ha le sue distinzioni rispetto alla realtà), ma in questo caso sarebbe stato preferibile una netta differenziazione rispetto al "Catai". Ambientazione sì, ma aderenza assoluta, fino ad arrivare ai nomi...
In ogni caso, complessivamente, il romanzo merita un buon voto.
Voto: 7
Read More …

Con una certa curiosità attendevo la prima pubblicazione italiana delle opere di John Scalzi. Il suo ciclo "old man's war" si è guadagnato un paio di candidature all'Hugo, ed il primo romanzo del ciclo (Morire per vivere, appunto) è già stato acquistato da Hollywood.
Sinceramente sono rimasto molto deluso. L'opera sembra scritta da un appassionato di videogame che in tenera età ha avuto anche la fortuna di imbattersi in due romanzi, che ha poi scopiazzato in maniera imbarazzante.
Stranamente, fra i ringraziamenti finali, ne cita solo uno, "Starship troopers" di Heinlein, mentre dimentica completamente quello in realtà cui deve il maggior tributo: "Forever war" di Haldeman. Con una palese citazione di Stanley Kubrick ("Full metal Jacket").
Chi ha letto questi due romanzi può tranquillamente evitare Scalzi, che non aggiunge assolutamente nulla agli autori che lo hanno preceduto (di una e di due generazioni).
La storia? Ai terrestri 75enni, afflitti dall'incurabile malattia che si chiama vecchiaia, viene offerta una seconda vita (ed un nuovo corpo) nelle Forze di Difesa Coloniale. Uno sporco e pericolosissimo lavoro fatto di massacri di alieni in giro per la galassia, e difesa della razza umana. Perchè la galassia è un posto assai cattivo pieno di alieni che, tra l'altro, si cibano anche di umani.
Lo stile di Scalzi, se di stile possiamo parlare, è assai semplice, colloquiale. E non perchè il romanzo è scritto in prima persona dal protagonista, o per il linguaggio da caserma cui indulge di tanto in tanto (fa così "ambiente"), ma proprio per la semplice colloquialità del racconto, o lo scarso spessore psicologico del protagonista cui Scalzi cerca di dare "anima" con il suo continuo e noioso richiamo all'amore per la perduta moglie Kathy.
In conclusione: un libro, ed un ciclo, da leggere al mare, sotto l'ombrellore, con la sonnacchiosa attenzione che merita.
Voto: 6---
Read More …

Una baby gang londinese aggredisce, nella notte di un'anonima periferia, una giovane infermiera per derubarla. Improvvisamente dal cielo cominciano a cadere dei bolidi infuocati. E' l'inizio di un'invasione aliena e di una fuga che dura tutta la notte.
L'argomento non è originalissimo, com'è evidente, però lo sono i protagonisti e l'ambientazione. Il film ha ritmo ed una discreta carrellata di personaggi di contorno che lo rendono godibile. Il regista (Joe Cornish) è riuscito nella difficile opera di rendere la storia credibile, con una sagace miscela di tensione, cazzeggio (si tratta pur sempre di adolescenti annoiati) e "realtà" (molto bella la scena di quando il piccolo boss locale offre a Moses, il capo della baby gang, un posto da spacciatore nella sua organizzazione e come reagiscono i suoi amici quando lo capiscono, il disagio giovanile nelle grandi periferie urbane è spiegato molto meglio da questo film che da certi sociologi).
Non si tratta di un capolavoro che resterà scolpito nella memoria dell'Arte Cinematografica, ma indiscutibilmente è godibile.
Voto 6,5
Read More …

Sarebbe bello poter commentare un romanzo di fantascienza, ma quest'opera di Simmons non è un romanzo di fantascienza. Per la precisione non è neppure un romanzo.
In realtà, all'interno di un contesto fantascientifico, Simmons è interessato solo a veicolare un inquietante e personalissione messaggio politico, ripetuto più volte fino all'estenuazione, ovvero che (nel giro di una dozzina d'anni da oggi): la riforma sanitaria di Obama avrà fatto collassare le finanze americane e distrutto gli USA, per gli stessi motivi saranno devastati anche Europa e Canada, i quali oltretutto faranno parte del Califfato Globale (per la nota volontà di dialogo, unita al crollo delle nascite ed all'insostenibile peso del welfare), e che gli arabi sono dei pazzi con la schiuma di rabbia alla bocca (testuali parole). Il romanzo si conclude col protagonista finalmente arrivato nell'ameno Texas, unico stato dove ancora vigono i valori tradizionali e dal quale ripartirà la riconquista del mondo civile, che felicemente si indebita fino al midollo per pagare le cure mediche del suocero.
A Dan Simmons, felicissimo scrittore di due magnifici cicli (I canti di Hyperion e Ilium), deve essere successo qualche fatto personale particolarmente infelice.
Il protagonista del romanzo (se così vogliamo chiamarlo) è l'ennesimo sbirro finito in rovina, drogato di flashback (droga centrale nel libro) dopo la morte della moglie. Verrà ingaggiato da un potentissimo giapponese (il Giappone è l'unica superpotenza che contrasta il Califfato) per scoprire chi è il colpevole dell'omicidio del figlio, successo sei anni prima quando il poliziotto era ancora tale e non un povero tossico. Le più di 400 pagine servono più che altro per descrivere un futuro apocalittico (la rovina di Israele, lo sterminio degli ebrei, le guerre civili americane ecc. ecc.). L'indagine in realtà è una bufala e così il romanzo stesso. Quando il mistero si chiarisce si capisce soprattutto quanto sconclusionata e scombiccherata sia questo romanzo. Perchè idee e tesi, magari non codivisibili, sono l'essenza stessa di un'opera letteraria, a Simmons non imputo certo la colpa di averlo fatto. E' il modo, ovvero averle così prepotentemente fatte avanti, tanto da aver dimenticato il resto. Che è malfatto, arrangiato, contraddittorio, talvolta banale e ridicolo.
Proveniendo da uno scrittore capace di ben altro si può dare solo questo:
Voto 2
Read More …

Con questo romanzo Chabon ha vinto il Premio Hugo nel 2008, eppure è difficile collocare l'opera nel "fantastico". Formalmente si tratta di un'ucronia, ovvero di un romanzo appartenente al filone "cosa sarebbe successo se...". In questo caso l'autore immagina che agli inizi degli anni '40 gli Stati Uniti abbiano concesso agli ebrei, perseguitati in Europa, di insediarsi "temporaneamente" in un distretto dell'Alaska (Sitka), nel quale si sono poi trasferiti anche i profughi di Israele, distrutto nel 1948. Nel romanzo vi sono altri brevi accenni ad altre ucronie (una guerra a Cuba, la Russia ecc.), ma non hanno rilievi per la storia.
Che è quella di una comunità isolata in tutti i sensi, nel lontano e freddo nord, circondata da popolazioni indiane che mal tollerano gli ebrei, in situazione quantomai precaria poichè nel giro di due mesi lo status di distretto speciale verrà meno, e con la prevista Restituzione l'enclave yiddish sparirà.
Quest'allegoria è la sostanza del romanzo.
Un giallo molto noir, il cui protagonista è un poliziotto (Meyer) alla deriva, separato dalla moglie ed incline all'alcol che abita in un malandato e malfamato albergo. Tra i fumi dell'alcol viene chiamato dal portiere perchè un altro ospite è stato trovato con un buco in testa. Un'esecuzione. Meyer si addentrerà nei meandri crepuscolari di una città in disfacimento alla ricerca dell'assassino, circondato da misteri e soprattutto dalla resistenza di quasi tutti alla sua indagine.
Chabon è abilissimo ad usare le parole, il romanzo è magnificamente ambientato e i personaggi per niente stereotipati (anche se indubbiamente ha corso tale rischio).
Non è un'opera di fantascienza, è semmai una contaminazione di generi che l'autore ha utilizzato per veicolare altri messaggi. I fratelli Cohen sono intenzionati a trarne un film.
Ne vedremo delle belle.
Voto 8
Read More …


Questo stranissimo giallo in ambientazione fanta-ecologica si svolge a Helsinki, in un futuro prossimo travolto dalle devastazioni del clima impazzito. La città è ormai sconvolta dal caos e dall'anarchia, chi può è scappato ancora più a nord ed ha abbandonato le case, i palazzi ed i quartieri ai profughi arrivati dall'Europa del sud e dall'Africa. Il protagonista è Tapani, un poeta alla ricerca della moglie Johanna, giornalista scomparsa nel corso di un servizio su un misterioso "eco" serial killer chiamato "il guaritore".

Non si tratta di un vero romanzo di fantascienza, non è neppure un vero giallo. Cos'è?
E' la storia di un uomo in un mondo in disfacimento, la cui unica risposta che si riesce a dare è l'amore.
Ma è anche un messaggio, o meglio un monito: nella Helsinki disseminata dagli incendi provocati dalla violenza, sotto un cielo perennemente piovoso (molto "Blade Runner"), i personaggi sembrano rassegnati alla fine dell'umanità. Consapevoli di condividere tutti una piccola parte di colpa, ognuno ha portato un piccolo peso che sommato per 7 miliardi ha condotto ad un risultato inevitabile. Consapevoli del baratro che si spalancava davanti, ma incapaci di arrestare la corsa. In questo crepuscolo bagnato di un mondo la gente si divide in tre categorie: quelli che sono regrediti ad una violenza pre civilizzazione, quelli che si adattano e quelli che non ne sono capaci ed aspettano la fine. Non è facile collocare Tapani in una delle categorie, è solo questione di volontà e si può appartenere ad ognuna.
Voto 6,5
Read More …

Anno minore, per il Nebula, questo 1971. I romanzi candidati, pur di eccellenti scrittori (oltre al vincitore Silverberg, la Le Guin, Poul Anderson, Kate Wilhelm, Lafferty...), non resteranno certo ben scolpiti sul marmo della memoria.
Borthan, colonizzato dai terrestri, ospita una dura e rigida religione che regola tutta la vita degli abitanti. Un pianeta nel quale il vero peccato è rivelare il proprio animo agli altri, allo stesso tempo è vietato anche l'autoaffermazione, infatti la stessa parola "io" è blasfema. Ne consegue che anche i sentimenti, come l'amore, sono sconosciuti. Incomprensibili. Tutto questo viene messo in discussione quando il terrestre Schweiz incontra il principe  Darival e questi rompe il vincolo di isolamento, addirittura assumendo una droga telepatica. Comincia così la "guerra" dell'eretico Darival contro l'ordine costituito.
Ritengo che Silverberg sia uno dei maggori scrittori di F&SF, "Ali della notte" è un meraviglioso fantasy, "Paradosso del passato" uno dei migliori romanzi sui viaggi nel tempo, ricordo anche "L'uomo nel labirinto", "Monade 116" ecc. ecc., ma stranamente ha vinto nella categoria romanzi con quest'opera.
Voto 6,5
Read More …

Nel 1970 il Premio Nebula viene aggiudicato a questo romanzo che è pura fantascienza spaziale. Seppure la trama abbia poco di originale (la missione esplorativa, il naufragio e le peripezie per tornare a casa... insomma: l'ennesima storia di Robinson nello spazio) sono due gli elementi "creativi" che hanno reso il romanzo (divenuto poi un ciclo, quello dello "spazio conosciuto") indimenticabile per chi lo legge.
L'ambientazione, il "ringworld" del titolo originale, un pianeta artificiale a forma di colossale anello costruito intorno alla sua stella. E la razza aliena dei Burattinai, creature patologicamente vigliacche che fuggono da qualsiasi situazione che possa avere la minima probabilità di essere dannosa, ed altrettanto manipolatrici.
Il romanzo è una grande avventura che si svolge sullo sterminato anello, vasto alcuni milioni di volte la superficie della Terra e che, misteriosamente, ospita altri esseri umani però regrediti ad uno stato preindustriale. I misteri del Ringworld verranno svelati nel corso delle innumerevoli peripezie che i protagonisti (un uomo, una donna, un Burattinaio ed uno Kzinti, una specie di grossa tigre intelligente ed ostile agli umani) affronteranno per riparare l'astronave e ripartire. Da leggere sicuramente.
Voto 8
Read More …

Nel 1969 uno qualsiasi dei libri selezionati per il premio avrebbe potuto vincere, perchè la qualità era veramente alta. La Le Guin se l'aggiudicò con un romanzo molto intenso, una storia in realtà intima inserita all'interno di una missione diplomatica interstellare. Gli umani di Gethen, dove si svolge l'azione (un'ambientazione "scandinava" se non polare), hanno la particolarità di essere ermafroditi. Hanno uno strano ciclo mensile, per buona parte del tempo sono asessuati (26 giorni) ma poi entrano in una fase nella quale acquisiscono uno dei due sessi, indifferentemente, e possono restare "incinti".
Il protagonista si trova coinvolto, suo malgrado, nei giochi di potere locali. La storia è quella della comprensione reciproca del terrestre e dei locali, delle dinamiche sessuali, dell'iterazione fra umani diversi, con i loro conflitti e del loro superamento.
In certi momenti il romanzo ha qualche lentezza, ma a parte ciò è sicuramente molto interessante. D'altronde la Le Guin, e si vede in questo l'ambiente familiare in cui è cresciuta, è maestra nel disegnare i popoli umani.
Voto 8
Read More …

Nel 1968 al Nebula questo romanzo sconfisse candidature apparentemente più forti, una in particolare destinata ad un successo "imperituro". Infatti Panshin sconfisse il Dick di "Do androids dream of electric sheeps?" (Blade Runner, per intenderci), ma anche eccellenti romanzi come "Tutti a Zanzibar" di Brunner o "Le maschere del tempo" di Silverberg.
Alexei Panshin, è uno scrittore americanissimo anche se il nome tradisce ascendenze non anglosassoni, aveva solo 28 anni quando vinse il Nebula e nonostante la relativa giovane età questo premio non fu il prologo di una carriera feconda, intensa ma "concentrata".
La storia è quella di un vero rito di passaggio. La bellezza del romanzo sta, appunto, nell'intensità con la quale descrive una futura società spaziale divisa in due rami assai diversi, ed i pericoli che deve affrontare Mia Havero per diventare un adulto. Considerando anche i concorrenti sconfitti, questo solido romanzo ha più di una ragione per essere letto.
Voto 7,5
Read More …

Con questo romanzo nel 1967 Delany (giovane scrittore, progressista, gay e di colore, quindi membro della più piccola minoranza che si possa immaginare) vince per la seconda volta di seguito il premio Nebula (candidato anche all'Hugo, vinto da Heinlein con "La luna è una severa maestra"). Come tutte le sue opere anche questo romanzo è assai impegnativo, e pur ambientato in un contesto indubbiamente fantascientifico (la Terra di un lontano futuro, ababndonata dagli umani ed abitata da creature informi costretti ad adattarsi ai miti umani... Orfeo, Ringo Starr ecc.) la storia si deve leggere a ben altro livello. Quello del mito, appunto.
La scrittura di Delany non è facile, mai. Indubbiamente leggere un suo romanzo richiede impegno, se lo si vuole "leggere" davvero. Pensando anche al monumentale Triton, oppure a Dhalgren, i suoi scritti sembrano essere uniti saldamente da un filo fortissimo: l'indagine su cosa sia davvero un essere umano. Delany scava ben oltre la forma esterna, il simulacro che si espone al mondo, e cerca di penetrare più a fondo possibile per dare una risposta che vada alla sostanza della cosa. Anzi: dell'essere umano.
Voto non classificabile
Read More …

Gli anni '60 per la fantascienza sono stati robabilmente i migliori. Basta andare a guardare non solo le opere vincitrici dei Premi Nebula ed Hugo, ma anche quelle soltanto piazzate. Nel 1966 questo romanzo condivise ad ex equo la vittoria al Nebula (l'anno prima, come racconto, aveva vinto l'Hugo), ma altri romanzi non altrettanto "fortunati" in quegli anni che vanno dal '65 al '70 sono: Cronache del dopobomba, Il cacciatore di androidi e Le tre stimmate di Palmer Eldritch di Dick,  Signore della Luce di Zelazny, Jack Barron e l'eternità di Spinrad, Tutti a Zanzibar e L'orbita spezzata di Brunner, Torre di cristallo e Il paradosso del passato di Silverberg. Romanzi che non possono mancare nella libreria di un appassionato.
Fiori per Algernon in questo meraviglioso parterre ha una posizione particolare. Non è una vera e propria opera di fantascienza tradizionale. Il protagonista, Charlie, è un ragazzo ritardato con un umilissimo lavoro, consapevole della sua situazione e desideroso di essere "normale". Gli viene proposto di fare da cavia per un esperimento sull'intelligenza, ed ovviamente accetta. La storia, raccontata in prima persona tramite i diari Charlie, ci narra di un povero disadattato e dei suoi mille problemi ed umiliazioni che piano piano diventa un genio, la sua vita cambia completamente finchè non scopre che la sua nuova condizione è solo temporanea. Infatti tornerà a fare l'inserviente nella fabbrica da dove era fuggito.
Algernon è il piccolo topolino di laboratorio, anche lui ha subito lo stesso intervento, che all'inizio batte in abilità il ritardato Charlie (che si infuria). Quando Algernon ha le prime crisi Charlie (genio) si insospettisce e scopre personalmente il proprio destino.
Da questo grande romanzo il cinema e la tv ne hanno tratto svariati adattamenti. Il migliore resta sempre "I due mondi di Charly".
Voto 9
Read More …

Poche opere possono vantare di aver segnato la letteratura fantasy come "The Dying Earth" ("La Terra Morente") di Jack Vance. Pochi lo sanno, ma persino Dungeons&Dragons (in nomi degli incantesimi e le regole per lanciarli per esempio) deve qualcosa a questo grandioso ciclo fantasy. La cui lettura è fortemente consigliata (Crepuscolo della Terra; Le avventure di Cugel l'Astuto; La saga di Cugel; Rhialto il Meraviglioso). L'importanza di questo ciclo di opere è tale che alcuni dei maggiori autori viventi, "coordinati" da Martin e Dozois, hanno deciso di tributare a Jack Vance una raccolta di racconti ambientati nella Terra Morente.
Urania li ha pubblicati in due volumi: Storie dal crepuscolo di un mondo 1&2 (n.1567 e n.1580). Ogni racconto è introdotto (e chiuso) dall'autore, che racconta come ha conosciuto "la Terra Morente" e l'importanza dell'immaginazione e dell'estro di Vance nella letteratura fantastica. Oltre a simpatici aneddoti.
Se gli originali sono imperdibili, anche questi due piccoli volumi sono estremamente godibili.
Voto 8
Read More …

Nella mia adolescenza i film campioni d'incasso erano Guerre Stellari e Blade Runner. Oggi il botteghino è sbancato da Hunger Games. Non ce ne rendiamo conto, ma la fine dell'umanità si sta davvero approssimando.
Il successo di questo film è incomprensibile. Si tratta di un insopportabile rimpolpettamento di cose ed elementi già visti, o letti, centinaia e centinaia di volte. Una noia devastante. Evidentemente oggi basta prendere un paio di attori carini, affidarli ad un bravo regista (Gary Ross, Seabisquit) ed il più è fatto. Eppure non è solo questione d'immagine, perchè anche il libro (ben poco originale, di Suzanne Collins) da cui è tratto ha avuto ottime vendite.
Evidentemente certe volte il successo non ha niente a che fare con l'intelligenza e la ragione: semplicemente avviene.
Come avvengono i miracoli e le disgrazie.
In questo caso la Collins è la fortunata destinataria di un miracolo, alla letteratura e la cinematografia mondiale restano il disastro. Come i vampiri della Meyer, sicuramente anche gli Hunger games lanceranno una moda che rovinerà una generazione. Futuri adolescenti post apocalittici salveranno ripetutamente il pianeta Terra. Quantomeno nell'immaginario. Nella realtà, se questi sono i loro gusti, si daranno allegramente da fare per distruggere quel poco che ancora ne resta.
Voto 1

consigli per l'argomento post apocalittico, quelli con la * sono anche film
Il pianeta delle scimmie, Pierre Boulle*
Io sono leggenda, Richard Matheson*
Morte dell'erba, John Christopher
Il simbolo della rinascita, David Brin*
Davy l'eretico, Edgar Pangborn
Un cantico per Leibowitz, Walter M. Miller
L'ultima spiaggia, Nevil Shute*
Read More …

Si tratta di un c.d. film "minore", uscito addirittura nel 1999 e passato ingiustamente sotto silenzio. La storia è tratta dal romanzo di Daniel F. Galouye "Simulacron" (edizioni Nord) ed è incentrata sulla realtà virtuale. Pochi mesi prima sugli schermi di tutto il mondo già si era abbattuta la tempesta di Matrix, così "il tredicesimo piano" è passato completamente sotto silenzio.
Ingiustamente, perchè si tratta di un discreto film, prodotto dal notissimo Roland Emmerich, interpretato -tra gli altri- da Vincent D'Onofrio ed Armin Muller-Stahl. Rivisto dopo quasi tre lustri il film mostra alcuni limiti, ma solo "tecnici", in quanto l'impianto generale e la storia sono ancora attualissimi, con spunti ed interrogativi interessanti. 
Il protagonista per la polizia è il sospettato principale dell'uccisione dell'imprenditore/scienziato che ha ideato il mondo virtuale che stanno testando. Lui stesso ha qualche dubbio sulla propria innocenza.
La storia ha uno sviluppo "giallo" nel quale la realtà virtuale si intreccia con quella "reale", finchè tutti gli interrogativi vengono svelati. Il ritmo forse non è serratissimo, ben altra cosa -anche come mezzi usati- rispetto a Matrix (ed anche Craig Bierko non è certamente Keanu Reeves, pure se è stato fidanzato con Charlize Theron), ma in ogni caso il film vale la sua visione.
Voto 7--
Read More …

Finalmente è uscito!
La seconda parte di "A Dance with Dragons", sciaguratamente diviso non in due bensì in tre parti da Mondadori, è finalmente arrivata sugli scaffali.
La pubblicazione dell'ultima è prevista per ottobre.
Speriamo che sia così.
Soprattutto speriamo che Mondadori non ripeta la criminale e sommaria divisione di un'opera, fatta esclusivamente per rastrellare tutto il denaro possibile agli appassionati delle "Cronache del ghiaccio e del fuoco".
Considerando "chi" è il vero proprietario della casa editrice non ci si può aspettare niente di favorevole. Indiscutibilmente la "rapina" continuerà.
Godiamoci questa nuova puntata di uno dei cicli più appassionanti della storia (e lunga, o almeno sufficiente, vita a Martin).
Read More …

Pochi romanzi hanno segnato la storia della fantascienza come questo. Pubblicato nel 1965, e vincitore del Premio Nebula nello stesso anno inaugurando l ostesso al meglio (nel 1966 gli viene tributato anche l'Hugo), è un'opera tutt'ora attuale per i temi trattati: ecologia, religione, i molteplici aspetti dell'animo umano al loro meglio ed al loro peggio.
La storia è un affresco ambientato in un lontano futuro, nel quali grandi Casate, Gilde ed altri poteri si combattono per il controllo dell'unico vero "bene": il melange, la spezia che dona l'immortalità e senza la quale sarebbe impossibile anche il volo interstellare, che si produce esclusivamente sull'arido mondo di Arrakis, detto "Dune".
Il romanzo è grandioso, i numerosi personaggi si inseriscono perfettamente nella storia che ruota intorno al controllo della spezia. Un fattore inatteso, un uomo destinato a morte certa, Paul Atreides, scombina i piani dell'imperatore e degli Harkonnen, nemici giurati degli Atreides.
A questo perfetto romanzo Herbert ne fece seguire altri (il messia di Dune, i figli di Dune, l'imperatore-dio di Dune, gli eretici di Dune, la rifondazione di Dune) in circa un ventennio. Purtroppo sempre con minor successo. Si può onestamente dire che con i primi tre il Ciclo di Dune si è concluso.
Il figlio di Herbert (Brian) con Kevin J. Anderson alla morte del padre ha scritto altri cinque libri che anticipano il ciclo paterno. Si possono tranquillamente tenere fuori dalla propria collezione.
Voto 10
Read More …

Una facile battuta relativa a questo film è che il titolo fa riferimento al suo rapporto con la musa del cinema: questo lungometraggio è la sua ora nera.
Il soggetto è quello dell'invasione aliena, quanto mai abusato. In questo caso l'originalità risiede nel fatto che i nostri eroi (i due iniziali sono "cuginetti" di Zuckerberg, cui poi si aggiungono un paio di ragazze americane ed un terzo, svedese) sono in viaggio d'affari a Mosca, location dove il film è stato girato. I cattivoni piovono dal cielo, a milioni, simili a fantastiche spire di fuoco, però appena sfiorano una persona la polverizzano.
I nostri eroi americani (con svedese al seguito) si rifugiano in una cantina e quando 27 ore dopo ne riemergono Mosca è praticamente disabitata.
Da bravi americani, nel disastro totale, si dirigono verso l'ambasciata per essere rimpatriati. Nel loro cervello da americani in vacanza evidentemente l'ambasciata potrebbe essere l'unico punto salvo della città interamente distrutta. Non è così. Va bene essere americani, ma non tutti sono Superman.
Le successive vicessitudini vedono il gruppo progressivamente ridursi, com'è d'obbligo in questi film, finchè degli originali non restano che i due appena innamoratisi. Nel corso della fuga (verso la salvezza, prima loro e poi dell'intero pianeta) hanno una serie di incontri con i russi, i quali ovviamente hanno bisogno della guida, e del coraggio, dei ragazzotti americani perchè da soli sanno fare ben poco. Compresa la marina ed i veterani russi.
Un film noioso, i personaggi sono stereotipati, il ritmo è tutt'altro che incalzante. Complessivamente si tratta di 90 minuti sottratti ad attività ben più interessanti. Al livello di una replica di una trasmissione tipo "la prova del cuoco".
Voto 4
Read More …

Nella classifica dei primi 50 libri venduti da IBS sotto l'etichetta "fantascienza" se togliamo le riedizioni di vecchie pubblicazioni (Dick, Douglas, Simmons, Asimov ecc.) restano veramente pochi titoli.
Due edizioni diverse di "Hunger games" (più che fantascienza un reality show futuribile, per adolescenti), un'avventura nel mondo di Star Wars (forse l'unico vero titolo di s.f.), un titolo di urban fantasy ("Cinder. Cronache lunari") anch'esso dedicato agli adolescenti (in realtà roba che non c'entra niente con la fantascienza, ma neppure col fantasy) ed un altro titolo dello stesso genere appartenente alla saga di "Maximum Ride".
Di Fantascienza, con la "F" masiuscola a parte i "vecchi" niente.
Da quando la gloriosa Astounding iniziò a pubblicare (1930) si sono succedute generazioni di grandi autori, le cui opere erano scritte principalmente per adulti stregati dal "sense of wonder", dallo spazio disseminato di stelle, da cento e mille possibili futuri.
Adesso, almeno per quanto riguarda le pubblicazioni in Italia, c'è il deserto più assoluto. Un lettore maturo (in senso "intellettuale", non anagraficamente) non ha alternative. Può acquistare solo riedizioni di precedenti pubblicazioni, o rivolgersi al mercato dell'usato.
Sempre che non ne sia già in possesso. Cosa che riduce ulteriomente le opzioni.
Che al momento sono solo tre per un vero appassionato:
- imparare l'inglese e rivolgersi ad Amazon
- cambiare genere.
La terza opzione?
Pura fantascienza!
Read More …

Probabilmente non è un successo editoriale, ma l'operazione di Elara (Perseo Libri) pubblicare l'intera saga di Earl Dumarest è veramente molto interessante. Anzi, per quanto riguarda la cara, vecchia, buona science fiction (maltrattata in questi ultimi anni da una scarsissima considerazione, dietro la cortina fumogena di alcuni film di successo) forse si tratta di una delle pubblicazioni più importanti. Il ciclo completo conta più di trenta romanzi, scritti da E.C. Tubb in un trentennio, dei quali solo pochissimi erano stati pubblicati in Italia intorno agli anni '70. Purtroppo, perchè il ciclo è veramente buono. 
Il protagonista, Earl Dumarest, si è perso da giovane nella galassia, imbarcandosi su un'astronave affascinato dall'avventura come ogni ragazzo, e da allora è alla ricerca della Vecchia Terra, che nessuno sembra conoscere se non come antico mito. Così si spinge di pianeta in pianeta, cercando indizi che lo possano ricondurre a casa, sopravvivendo alle numerose difficolta di pianeti sempre diversi. Inseguito da un nemico acerrimo, i Cyclan di cui lui è l'unico conoscitore di pericolosi segreti, ed oltretutto costretto a durissimi sacrifici per guadagnarsi non solo il pane, ma anche il prezzo di ogni viaggio interstellare che lo avvicini alla sua meta.
Volendo trovare un difetto è nella struttura dell'opera, alla fine ripetitiva (l'eroe, i nuovi amici, le difficoltà, i nemici vecchi e nuovi, il pericolo, la sopravvivenza, la fuga verso la nuova meta), ma ognuno dei romanzi preso a se è molto interessante. L'autore ha qualcosa di Jack Vance per come "costruisce" le realtà dove si svolge l'azione di Dumarest, il tessuto sociale, l'ambientazone e le sue peculiarità, anche se i suoi personaggi sono molto meno "teatrali" ed affascinanti. Si tratta di gente comune, che conosce la fatica e la sofferenza. Il duro lavoro.
Dumarest è un vero viaggiatore delle stelle, e sono stelle interessanti, intessute di quel "sense of wonder" che una volta era l'essenza stessa della science fiction, quelle che ci fa conoscere.
Ognuno dei volumi pubblicati da Elara contiene quattro romanzi. Con questo volume si è arrivati a metà dell'opera. Il consiglio è indiscutibilmente quello di non farseli perdere. Altro consiglio importante è quello di non leggerli tutti assieme (per non essere sopraffatti, appunto, dalla "ripetitività"). Un volume alla volta merita davvero la lettura.
Voto 8
Read More …

Un giovane aspirante poliziotto di colore (che viene scherzosamente paragonato ad Obama) si imbatte di notte in un cadavere decapitato. Da questo inizio viene rapidamente trascinato in una Londra parallela nella quale convivono gli smartphones e la magia, ovviamente alla ricerca dell'assassino fino ad arrivare alla fonte della malvagità, sotto la guida del suo maestro, l'ispettore Nightingale. E' stato paragonato, per questo impianto, a Neil Gaiman, ma a differenza di questi c'è un tocco di "leggerezza" britannica in più. Si tratta del primo libro di un ciclo dedicato alle indagini di questa strana squadra investigativa di Scotland Yard. La storia (non particolarmente originale, in fondo) è comunque molto ben scritta, l'autore ha la rara capacità di "farti sentire" a Londra con pochi tratti, ed ha un ottimo ritmo. Dalla combinazione dei vari elementi (humor, stile ecc.) nasce unromanzo piacevole, magari non appassionante, ma in ogni caso non è facile riporre il libro senza aver letto almeno un'altro paio di pagine.
Voto 7
Read More …

Mi sono avvicinato a questo libro con estrema cautela. Sanderson è l'autore scelto dalla vedova di Robert Jordan per portare a conclusione "La Ruota del Tempo", di lui non conoscevo altro. Quindi più per combinazione che per scelta mi sono ritrovato in mano questo volume, il primo del ciclo "Le cronache della Folgoluce".
E' stata una piacevole sorpresa. Lo stile è semplice e scorrevole, ma non per questo piatto e banale. E' intrigante soprattutto l'ambientazione, che sotto un'apparente aspetto "fantasy", contiene invece un'anima "science fiction" (non dico altro per non rovinare la lettura) verso la quale, di passaggio in passaggio, l'autore sembra condurci. A differenza di altri cicli (uno per tutti proprio la citata Ruota) ci sono vari protagonisti nessuno dei quali prevale nettamemnte sugli altri, anche se è evidente che Sanderson ha in simpatia soprattutto Kaladin (aspirante medico, appartenente alla piccola nobiltà, però affascinato dalla carriera militare, dalla quale è poi precipitato in schiavitù). I personaggi, pur appartenenti alle consuete carrellate (il guerriero, il nobile, la studiosa ecc.), sono comunque ben tratteggiati, con le loro debolezze e difetti che li rendono "credibili". In conclusione sembra una saga interessante e godibile, nonostante i circa 9,3 kg. del solo primo volume!
Voto 7,5
Read More …

Qualche giorno fa sono state rese note le nomination per i Premi Hugo 2012. Per quanto riguarda la categoria film questi sono i candidati in corsa, colgo l'occasione per qualche considerazione:
  • Captain America: il primo vendicatore (faccio fatica a comprendere perchè: il film è banale, ripetitivo, mal recitato, un'ignobile opera destinata a dodicenni con gravi problemi intellettivi che oltretutto minaccia di avere almeno un seguito)
  • Il Trono di Spade (eccezionale, semplicemente eccezionale, anche se si tratta di una serie piuttosto che di un film)
  • Harry Potter e i doni della morte II° (discreta conclusione di una serie di film che sicuramente ha lasciato un segno)
  • Hugo Cabret (un gran film, il candidato più forte per il premio)
  • Source code (a malapena guardabile, inserito forse perchè non c'era altro, o forse perchè se c'è Captain America perchè non questo film?)
Read More …

Si tratta del primo romanzo di uno dei più grandi cicli fantasy (anche se in realtà si tratta di un'etichetta abbastanza "angusta" in questo caso): "Il libro del nuovo sole".
Cinque sono i volumi che compongono il ciclo (l'ombra del torturatore, l'artiglio del conciliatore, la spada del littore, la cittadella dell'autarca, Urth del nuovo sole). Il protagonista è Severian, apprendista torturatore, in viaggio attraverso un mondo futuro regredito in un'oscuro medievo dominato dalla figura dell'Autarca.
La scrittura è elaborata, infarcita di termini a dir poco desueti (se non addirittura arcaici), la storia si presta a più chiavi di lettura, mai facile e mai banale. Sicuramente si tratta di un'opera adulta, non adatta a palati abituati a Harry Potter (e soprattutto a Licia Troisi).
Fanucci prosegue nell'ammirevole (e probabilmente per lei sufficientemente profittevole) opera di ripubblicazione delle migliori opere a suo tempo edite da Nord, casa editrice dal nobilissimo passato, tanto quanto è triste il suo presente.
Voto 9
Read More …

Leggendo questo romanzo (Armenia ed.) non può non venire in mente la famosa battuta di Fantozzi, parafransandolo quindi: "la fantascienza tedesca è una cagata pazzesca!". Dal primo"mitico" Perry Rhodan ad oggi (è passato più di qualche lustro, ed anche alcune migliaia di libri) l'unica eccezione di una narrativa francamente minore sembra essere Andreas Eschbach. Purtroppo Andreas Brandhorst conferma la regola. Questo romanzo sembra scritto da un dodicenne per altri dodicenni. Lo spessore dei personaggi rivaleggia con la carta velina, l'intreccio soffre di evidenti limiti di banalità, non c'è niente di originale anche se l'autore si dà disperatamente da fare in ogni pagina per dare l'idea di aver costruito un grande affresco fantastico. Questo romanzo sta ad un vero romanzo di fantascienza, come un paio di scarpe "cinesi" sta a delle vere Prada.
Voto 3,5
Read More …

Fra pochi giorni, l'8 aprile 2012, i nuovi episodi (la 5° serie) della più divertente serie tv dell'ultimo decennio (e nel complesso seconda solo a Friends): la teoria del big bang (TBBT).
Per chi non la conoscesse (ma dove siete stati finora?) i protagonisti principali sono un gruppo di nerd di Pasadena:
Sheldon, un fisico teorico tanto geniale quanto problematico (quasi autistico) nei rapporti umani, affetto da mille manie ossessive,
Leonard, coinquilino, un fisico sperimentale vessato dall'amico, che gli fa da interfaccia col resto dell'umanità,
Koothrappali, astrofisico indiano, incapace di parlare con le ragazze,
Howard, ingegnere spaziale, uno sfigato ossessionato dalle ragazze che però vive ancora con la madre, un essere volgare che non appare mai.
In questo gruppo di nerd appassionati di fumetti, film di fantascienza, giochi di ruolo e videogames che si incontra nell'appartamento di Sheldon e Leonard, irrompe la nuova vicina di casa, Penny, cameriera ed aspirante attrice, nel più classico confronto tra "pupa" e "secchioni".
Gli episodi sono divertentissimi, grazie soprattutto alla follia di Sheldon (il suo mito: il dottor Spock), le battute sono inframezzate da citazioni di opere fantasy & sf di vario genere (pare che molto si sia perduto nella traduzione).
Voto 10+
Read More …

Siamo nel 21° prossimo venturo: gli esseri umani hanno smesso di invecchiare, arrivati a 25 anni lo sviluppo biologico si ferma, ed anche la vita se non puoi comprare dell'altro tempo.
La moneta di scambio diventa il tempo, un caffè ed un hamburger si comprano a minuti, una spider con interi decenni. Sul braccio un contatore olografico ti ricorda quanto tempo ti manca alla cessazione.
Insomma: la razza umana trasformata in mozzarelle di bufala a scadenza.
Da un plot, che avrebbe potuto essere nelle pagine del buon caro vecchio Phil Dick, l'autore -incapace di ulteriori sviluppi- tira fuori una storia già vista.
Lui, ovviamente povero sempre al limite dell'ultimo minuto, si arrabbia col sistema per la morte della madre. Poi si arrabbia ancora di più quando viene accusato di essersi arricchito indebitamente (prima gli regalano un secolo, poi vince al gioco una quantità di tempo spropositata). Fugge dalla cattiva polizia rapendo la figlia dell'uomo più ricco del pianeta, ovviamente il cattivone che sfrutta il popolo. La figlia si innamora di lui e, novelli Bonnie&Clyde (o Robin e Marian), combattono il sistema per scardinarlo.
Vicessitudini, inseguimenti ecc. fino al gran finale.
Già visto, banale.
Voto 4
Read More …

La Saga della Spada della Verità sembrava finalmente finita, ed invece Terry Goodkind -in debito d'ossigeno e soprattutto di creatività- rispolvera i suoi protagonisti e si lancia in nuove "mirabolanti" avventure.
Purtroppo l'opera non aggiunge niente al ciclo, semmai sembra davvero il tentativo di uno scrittore (diciamo benevolmente "affezionato") di non staccarsi dai personaggi e dalla storia che lo ha reso famoso.
Per i fedeli appassionati probabilmente è un sollievo tornare ad immergersi nelle avventure di Richard e Kahlan, in realtà già la saga soffriva di una certa stanchezza e ripetitività, questo primo accenno alle nuove (terribili) minacce che i due (ed i loro compagni) dovranno affrontare non entusiasma granchè.
Certo, guardando a ciò che generalmente offrono le librerie italiane in fatto di novità (draghi, vampiri e licietroisi&cloni), Terry Goodkind anche in queste condizioni si eleva ben sopra la media (o la mediocrità), e quindi per un pomeriggio sul treno -magari un lento e maleodorante intercity- questo romanzo va benissimo.
Voto: 6
Read More …

Il Ciclo delle Cinque Galassie, di David Brin, ed. Nord
Dune, Frank Herbert, ed. Nord
I Principi Demoni, Jack Vance, ed. Nord
La Fondazione, di Isaac Asimov, ed. Mondadori
Il Ciclo dei Vor, di Lois McMaster Bujold, ed. Nord
I Fabbricanti di Universi, di Philip Josè Farmer, ed. Nord
Il Ciclo della Lega e della Confederazione, di C.J. Cherry, ed. Nord 
Il Ciclo della Cultura, di Iain Banks, ed. Nord
Il Ciclo di Tschai, di Jack Vance, ed. Mondadori
Dorsai, di Gordon R. Dickson, ed. Nord
Read More …

La Caduta di Malazan, di Steven Erikson, ed. Armenia
La saga dei Drenai, di David Gemmell, ed. Nord
Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, di George R.R. Martin, ed. Mondadori
Il Ciclo di Lyonesse, di Jack Vance, ed. Nord
Il Signore degli Anelli, di J.R.R. Tolkien, ed. Rusconi
Il Ciclo di Belgariad, di David Eddings, ed. Nord
I Dragonieri di Pern, Anne Mccaffrey, ed. Fanucci
Elric di Melnibonè, di Michael Moorcok, ed. Nord
La Legione di Videssos, di Harry Turtledove, ed. Nord
Il Ciclo di Darkover, di Marion Zimmer Bradley, ed. Nord
Read More …